Categoria: Eventi

  • Il 25 Marzo, data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia, si celebrerà per la prima volta il Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri recentemente istituita dal Governo.
    Il sommo Poeta è il simbolo della cultura e della lingua italiana, ricordarlo insieme sarà un modo per unire ancora di più il Paese in questo momento difficile, condividendo versi dal fascino senza tempo.

    L’appuntamento è per le 12 di mercoledì 25 marzo orario in cui siamo tutti chiamati a leggere Dante e a riscoprire i versi della Commedia. Il Ministero dell’Istruzione inviterà docenti e studenti a farlo durante le lezioni a distanza. Ma la richiesta è rivolta a ciascun cittadino. E le 12 saranno l’orario di punta: le celebrazioni, seppur a distanza, potranno proseguire durante tutta la giornata sui social, con pillole, letture in streaming, performance dedicate a Dante, con gli hashtag ufficiali #Dantedì e #IoleggoDante.

    “Questa prima edizione avviene in un momento particolarmente difficile. Le tante iniziative già previste si spostano sulla rete. Per questo rivolgo un appello agli artisti: il 25 marzo leggete Dante e postate i vostri contenuti. Dante è la lingua italiana, è l’idea stessa di Italia. Ed è proprio in questo momento che è ancor più importante ricordarlo per restare uniti”. Ha dichiarato il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

    “Cittadini e scuole, il prossimo 25 marzo, potranno unirsi in un momento alto di condivisione. Riscoprire Dante, tutti insieme, sarà un modo per restare uniti, in un momento così complesso, attraverso il filo conduttore della poesia. So che gli insegnanti stanno già facendo sforzi importanti per portare avanti la didattica a distanza, per restare in contatto con in nostri ragazzi. Il Dantedì può essere una bellissima occasione per ribadire che la scuola c’è, per condividere, sui social o sulle piattaforme delle lezioni online la passione per uno dei testi più importanti della nostra letteratura”, ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

    Il Mibact e il Miur insieme a scuole, musei, parchi archeologici, biblioteche, archivi e luoghi della cultura proporranno inoltre sui propri account social immagini, video, opere d’arte, rare edizioni della Divina commedia per raccontare quanto la figura del Sommo Poeta nel corso dei secoli abbia segnato profondamente tutte le espressioni culturali e artistiche dell’identità italiana.
    Al Dantedì parteciperà attivamente anche la Rai che con Rai Teche ha selezionato le lecturae Dantis interpretate dai maggiori artisti del nostro tempo che saranno programmate in pillole di 30” nelle tre reti generaliste della Rai e su Rai Play e saranno numerosi le trasmissioni nei palinsesti dedicate, curate da Rai Cultura.

    Sul canale YouTube del Mibact e sul sito del Corriere della sera sarà inoltre trasmesso un filmato realizzato appositamente per questa prima edizione del #Dantedì con i preziosi contributi di Paolo Di Stefano, giornalista del Corriere della Sera e promotore della giornata dedicata a Dante, Alberto Casadei dell’Associazione degli italianisti, Claudio Marazzini presidente dell’Accademia della Crusca, Carlo Ossola presidente del Comitato per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, del linguista e filologo prof Luca Serianni della Società Dante Alighieri, di Natascia Tonelli dell’Università di Siena e di Sebastiana Nobili dell’Università di Ravenna.

  • Va online la mostra cinemaddosso #iorestoacasa #museichiusimuseiaperti

    Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, da sempre molto attivo sui social network, in questo periodo rafforza ulteriormente la sua presenza in rete proponendo e consolidando numerose iniziative volte alla fruizione non solo delle collezioni ma anche della mostra cinemaddosso. I costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood. A queste si affiancheranno i laboratori online per gli studenti e la campagna The Best Of volta a ripercorrere i primi 20 anni della storia del Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana.

    “È importante che la cultura, in questo momento, dia un segnale forte facendo quadrato con le altre realtà e con le istituzioni – sottolinea Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema. Il museo, la sua storia e le sue collezioni vengono condivise online, offrendo un patrimonio unico nel suo genere. Le innumerevoli e varie attività dell’ente trovano così un luogo nella rete. E’ un momento difficile per tutto il Paese, ma solo non perdendo di vista il bene comune riusciremo a ritornare alla normalità”.

    cinemaddosso. I costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood

    È da oggi online il sito www.cinemaddosso.com: qui la mostra, a cura di Elisabetta Bruscolini, è a disposizione del pubblico, gratuitamente, e viene raccontata con video, approfondimenti, testi e ipertesti, curiosità e schede didattiche. Ogni giovedì, sia sul sito che sui social del museo, verranno illustrate le diverse sezioni della mostra, in una sorta di catalogo online multimediale e interattivo.

    “È la prima volta che il Museo Nazionale del Cinema di Torino condivide online in maniera così importante la mostra che ospita alla Mole Antonelliana – racconta Domenico De Gaetano, Direttore del Museo Nazionale del Cinema. È sicuramente un grande passo verso una diversa fruizione del patrimonio, che potenzialmente diventa senza confini, e nasce un nuovo rapporto con l’utente finale, che si libera dal vincolo geografico. Non sostituisce la tridimensionalità

    dell’esperienza immersiva della visita al museo ma ne approfondisce i contenuti, fornendo diversi punti di vista”.

    “Questa mostra visionaria, allestita senza barriere tra il pubblico e gli abiti perché se ne possa apprezzare da vicino manifattura e materiali, deve essere fruita dal vero, perciò non proponiamo una replica online, bensì un progetto complementare – sottolinea la curatrice Elisabetta Bruscolini. Ogni settimana, grazie alla disponibilità del Museo Nazionale del Cinema, di Annamode e del team che ha progettato e realizzato la mostra, rileggeremo il percorso inquadrando le opere esposte in un’epoca, una temperie emotiva, una situazione sociale, storie e leggende che conosciamo anche grazie ai film e ai libri che ce le hanno raccontate. Vi invitiamo a scoprire contenuti esclusivi fino a quando, finita l’emergenza, la Mole Antonelliana possa riaprire e l’esperienza sensoriale offerta dalla mostra cinemaddosso possa essere pienamente vissuta”.

    The Best Of

    Parte mercoledì 18 marzo sui canali social del Museo Nazionale del Cinema “The Best Of”, la campagna che racconta, come una sorta di macchina del tempo, i momenti più importanti dei 20 anni del museo alla Mole Antonelliana.

    Tre appuntamenti settimanali – lunedì, mercoledì e venerdì – che, pescando negli archivi fotografici e video del museo, ricordano persone e iniziative: Nanni Moretti direttore con Roman Polanski e Oliver Stone ospiti al Torino Film Festival nel 2008, la mostra dedicata a Isabelle Huppert nel 2006, l’omaggio a Maria Adriana Prolo e a Henri Langlois nel 2002, solo per citarne alcuni.

    The Best Of sarà anche occasione per proporre iniziative per Kids&Families e raccontare le ricchissime collezioni del Museo: gallerie fotografiche, manifesti, oggetti, riviste, volumi e fondi, oltre a suggerire film, frammenti e rarità sul canale Vimeo della Cineteca.

    “Ci è sembrato giusto – sottolinea Domenico De Gaetano – ricordare quello che la nostra fondazione ha fatto dal 2000 ad oggi. Non solo il museo e le sue collezioni, le mostre e gli ospiti internazionali, ma anche i 3 festival (Torino Film Festival, Cinemambiente e Lovers Film Festival) e il Torino Film Lab. Ripercorrere e raccontare questi anni è per noi importante, e volevamo farlo con il linguaggio dei social, che oggi più che mai rende tutto immediato e attuale”.

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  • “Chiedo alla Rai e a tutte le tv e radio di sostenere “L’Italia Chiamò”, la maratona solidale per la Protezione Civile in onda domani fino alle 24 sul canale YouTube del Mibact. Il segnale è libero e si possono aprire finestre tutto il giorno nelle diverse trasmissioni televisive e radiofoniche”. Questo l’appello lanciato dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, nell’ambito della campagna #iorestoacasa.

    Il MiBACT ha aderito a “L’Italia Chiamò”, la campagna nata spontaneamente sulla rete che vede molti artisti, giornalisti musei e istituzioni culturali impegnati in un grande evento finalizzato alla raccolta fondi per la Protezione civile.

    Il canale YouTube del MiBACT (https://www.youtube.com/user/MiBACT) ospiterà domani venerdì 13 marzo la prima maratona di 18 ore che si terrà dalle 6 del mattino fino a mezzanotte.

    Grazie a oltre 100 protagonisti del mondo dell’informazione, della cultura, della musica e dello spettacolo si potrà assistere alla messa in scena di momenti di festival culturali, produzioni teatrali, concerti e mostre sospese o cancellate: performance, interviste, canzoni e poesie, tutte in streaming dalle case degli artisti.

    Nel palinsesto saranno presenti anche video prodotti dai luoghi della cultura del Ministero per raccontare la vita in questi giorni al museo, nelle biblioteche, negli archivi, le attività in corso e le tante iniziative sui canali digitali.
    La rete dei musei autonomi statali si è immediatamente attivata per permettere al pubblico di godere del proprio patrimonio culturale attraverso i social network e la rete. Moltissimi luoghi della cultura stanno contribuendo con immagini, visite virtuali, video in cui i direttori illustrano le opere che custodiscono. Questi sforzi, favoriti, promossi e coordinati dal MiBACT, stanno aiutando le persone a avvicinarsi alla cultura o a mantenersi in contatto con il proprio patrimonio culturale. Un primo, importante passo di un nuovo approccio digitale alla valorizzazione dei musei che rimarrà anche al cessare dell’emergenza coronavirus.

    Fonte:  ministero dei Beni Culturali

  • Come molti altri eventi rinviati in tutto il Paese a causa della situazione determinata dall’emergenza epidemiologica da Covid – 19 e, in seguito all’annullamento dei tour da parte di artisti, provenienti soprattutto dall’estero, il Torino Jazz Festival in programma dal 25 aprile al 2 maggio, sarà posticipato in autunno, dall’1 all’8 ottobre 2020.

    Al momento resta confermato l’appuntamento del 27 aprile al Teatro Regio.    Il concerto, realizzato in collaborazione tra la Filarmonica del Teatro Regio Torino e il Torino Jazz Festival, ha come protagonisti il trio di Gianluigi Trovesi, Fabrizio Bosso e la Filarmonica TRT diretta da Stefano Montanari.

    “Siamo certi che il pubblico comprenderà questa difficile scelta – affermano gli organizzatori -. Stiamo già lavorando per riprogrammare i concerti che ci rivedranno insieme a ottobre”.

     

  • La Presidenza del Consiglio ha adottato a partire dall’8 marzo 2020, nuove misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19 nelle cosiddette zone rosse e sull’intero territorio nazionale.

    In tutta Italia è prevista:

    • la sospensione di manifestazioni, eventi e spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato;
    • la sospensione del servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (sono quindi inclusi musei, archivi, biblioteche, aree e parchi archeologici).
  • SIN MIEDO, VIVA LA VIDA!

    La mostra su Frida Kahlo, così come il Museo permanente presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi è regolarmente aperta ai visitatori.

    Al fine di adottare cautela e prudenza il servizio sarà gestito con modalità di fruizione contingentata, tale da evitare assembramenti di persone.

    Ricordiamo gli orari della mostra, aperta tutti i giorni:

    dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.30 e sabato e domenica dalle 10 alle 18.30 (ultimo ingresso consentito un’ora prima dell’orario di chiusura).

    Per info e prenotazioni: 380/1028313 – 011/1924730

    biglietteria@fridatorino.it

    Per le medesime ragioni di sicurezza la direzione della mostra comunica che l’evento speciale programmato per l’8 marzo per la Festa delle Donne è posticipato a data da destinarsi.

    www.fridatorino.itwww.facebook.com/FridaKahloTorino

    Foto di copertina © Nickolas Muray Photo Archives

     

  • Il comitato scientifico del museo si dimette, no al prestito alle Scuderie

    “Fermate il ritratto di Leone X”.

    A pochi giorni dall’inaugurazione della grande mostra alle Scuderie del Quirinale , con l’incubo del coronavirus che ancora ne minaccia l’apertura, è scontro sul divino Raffaello, o meglio su una delle quasi cinquanta sue opere garantite alla esposizione romana dalle Gallerie degli Uffizi. La polemica, che ha portato alle dimissioni in blocco dei quattro professori che compongono il Comitato Scientifico del museo più importante d’Italia, si scatena sulla tavola che ritrae uno dei due papi che hanno fatto la fortuna del genio urbinate. Un ritratto che proprio in occasione dell’evento romano – organizzato per i 500 anni dalla morte dell’artista – è stato restaurato dall’Opificio delle Opere Dure di Firenze grazie al contributo di Lottomatica.

    Il presidente di Ales Scuderie del Quirinale Mario De Simoni ne aveva parlato presentando alla stampa l’esposizione e a fornire ulteriori particolari era intervenuto Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle Opere Dure di Firenze: “Ha ritrovato colori mai visti”, aveva sottolineato De Simoni presentando proprio il nuovo aspetto della tavola come una delle novità scientifiche arrivate grazie al progetto espositivo. Anche per questo la lettera di dimissioni dei quattro professori , anticipata dall’ANSA, è arrivata come una doccia fredda: Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso ricordano di aver dato parere negativo , lo scorso 9 dicembre, al prestito del Leone X che, sottolineano, era stato incluso (in un altro documento approvato anche dal direttore Eike Schmidt) nella lista delle 23 opere “inamovibili” del Museo, ovvero le opere che per le loro condizioni di fragilità o semplicemente per il loro carattere “fortemente identitario ” (e questo nella fattispecie sarebbe il caso del ritratto del di Leone X).

    Immediata e puntuale la replica del direttore tedesco, che anzi rivendica la sua scelta: “La mostra su Raffaello – dice – è un evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo e non poteva fare a meno del Leone X, un capolavoro tra l’altro in ottima salute dopo il restauro fatto dagli specialisti dell’Opificio Opere Dure”.

    Dalle Scuderie si fanno sentire anche gli studiosi che compongono il Comitato Scientifico della mostra: Il ritratto di Leone X, spiegano la presidente Sylvia Ferino, Francesco Paolo Di Teodoro e Vincenzo Farinella, è cruciale per il percorso che è stato immaginato in omaggi ai 500 anni della morte del maestro urbinate. Anzi “l’intero progetto scientifico si è focalizzato fin dall’inizio attorno a questa opera cruciale: in mostra, infatti, il ritratto di Papa Leone, che aveva incaricato Raffaello di eseguire una pianta dell’antica Roma, eleggendolo anche prefetto dei marmi, è circondato da tutte le testimonianze, di quell’immane lavoro sull’antico operato dal sommo Urbinate ed è posto in correlazione con il ritratto di Baldassarre Castiglione (straordinario prestito del Louvre) il celebre letterato estensore, con Raffaello, della lettera a Leone X”, lettera che è alla base del concetto di tutela del patrimonio culturale richiamato all’articolo 9 della Costituzione.

    Tant’è, da Firenze, lo storico dell’arte Tomaso Montanari spiega che la battaglia condivisa con gli altri professori dimissionari riguarda i criteri di gestione dei musei autonomi in generale e degli Uffizi in particolare:”Il punto non riguarda la mostra , ma il tipo di garanzie che vogliamo per i nostri musei.

    Il 21 ottobre il Comitato scientifico ha approvato una lista proposta da Schmidt di 23 opere inamovibili, tra cui figura il ritratto di Leone X, con la dicitura ‘con l’obbligo di attenervisi considerando le opere in essa contenute inamovibili in assoluto per motivi identitaria” mentre oggi abbiamo appreso dalla lettura dei giornali che l’opera era già a Roma. Io sono profondamente preoccupato”. Schmidt incassa le dimissioni , ma respinge le accuse: “Quello di oggi è un attacco palesemente strumentale – sostiene- tanto più che appena tre anni fa e prima ancora del restauro, il dipinto fu inviato proprio alle Scuderie del Quirinale per una mostra. Allora nessun Comitato ebbe niente da dire”.

  • La mostra

    La mostra, allestita nella Galleria di Ponente, sarà accessibile gratuitamente a tutti i visitatori della Palazzina, dalla Cappella di Sant’Uberto.
    Sarà il primo evento organizzato per celebrare il bicentenario della nascita di Vittorio Emanuele II, avvenuta il 14 marzo 1820 a Torino. Inaugurata il 4 marzo 2020, la mostra chiuderà il 5 aprile nella stupenda residenza scelta dall’allora duca di Savoia Vittorio Emanuele per il suo matrimonio. L’inaugurazione avverrà dunque nella festa liturgica del beato Umberto III, anniversario anche della proclamazione, nel 1848, dello Statuto Albertino, la prima carta costituzionale che fu estesa al regno d’Italia e che rimase in vigore un secolo, sino al 31 dicembre 1947. Il bicentenario della nascita del primo Re d’Italia sarà un evento internazionale, che è già stato preannunciato a Solferino e San Martino il 24 giugno 2019, nel 160° anniversario della battaglia vinta dalle truppe di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III.

    Saranno esposti documenti originali: quadri, decreti, fotografie, lettere, decorazioni etc.
    Sono previste visite guidate a cura di Maura Aimar con il Centro Studi “Principe Oddone” oltre che “Approfondimenti in mostra” ogni sabato alle ore 14.30, per tutta la durata della mostra.

    Organizzatori

    Grazie alla concessione degli spazi da parte della Fondazione Ordine Mauriziano, la mostra è stata organizzata dal Centro studi “Vittorio Emanuele II” (centro.ve.ii@gmail.com), presieduto dal Dr. Alberto Casirati, con il supporto di Reale Mutua Assicurazioni e di Mag-Jlt Broker Assicurativo ed in collaborazione con: Coordinamento Sabaudo, Associazione Internazionale Regina Elena Onlus, Centro Studi Principe Oddone, Centro Studi Principessa Mafalda, Istituto della Reale Casa di Savoia, Opera Principessa di Piemonte, Tricolore, associazione culturale.

    Perché Stupinigi?

    – Il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra il futuro Re di Sardegna Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
    – La palazzina ospita mostre d’arte di livello internazionale.
    – La mostra sarà visitabile gratuitamente da tutti i visitatori della Palazzina, venendo ricompresa nel biglietto d’ingresso.

    – Saranno proposte su richiesta delle visite guidate dedicate alla mostra (di circa un’ora). – Durante la mostra sono previste visite di personalità internazionali.

    Perché l’inaugurazione il 4 marzo?

    Il 4 marzo è una data storica doppiamente importante.
    – A livello nazionale è la data della proclamazione dello Statuto Albertino, che avvenne nel 1848 da parte del 39° capo della Dinastia sabauda, il 21° duca di Savoia e 7° (e penultimo) Re di Sardegna Carlo Alberto (1831-49), padre di Vittorio Emanuele II, che estese al Regno d’Italia lo Statuto paterno, che fu in vigore per un secolo, dal 4 marzo 1848 al 31 dicembre 1947.
    – A livello sabaudo è la festa liturgica del Beato Umberto III, 8° conte di Savoia (1148-89), del quale è conservato un importante quadro ligneo nella sala del cervo, all’ingresso del percorso museale di Stupinigi.

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    Origini della palazzina

    Nel XVI secolo, per volontà del duca di Savoia Emanuele Filiberto, il castello e le terre adiacenti vennero lasciate all’Ordine Mauriziano.
    Nei boschi di Altessano, a metà del Seicento, venne costruita la reggia di Venaria Reale.
    La palazzina di caccia di Stupinigi fu originariamente una residenza dedicata alla pratica dell’attività venatoria, costruita per Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e re di Sardegna, fra il 1729 ed il 1733, su progetto dell’architetto Filippo Juvarra. Fu inaugurata alla festa di sant’Uberto del 1731 ma la vera inaugurazione del complesso alla vita di corte avvenne nel 1739, in occasione della visita a Torino del granduca di Toscana Francesco di Lorena, futuro imperatore del Sacro Romano Impero e fratello della regina di Sardegna Elisabetta Teresa.

    Facente parte del circuito delle residenze sabaude in Piemonte, nel 1997 il sito è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
    La palazzina dista circa 10 km dal centro storico di Torino.

    Luogo di ricevimenti e di eventi internazionali

    La Palazzina ospitò importanti ricevimenti, in particolar modo la festa del 1773 per il matrimonio tra Maria Teresa di Savoia ed il conte d’Artois (il futuro re di Francia Carlo X dal 1824), l’imperatore Giuseppe II nel 1769, lo zarevic Paolo Romanov (il futuro zar Paolo I) e sua moglie nel 1782, e il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, con la moglie Carolina, nel 1785. Il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra il re di Sardegna Vittorio Emanuele II, futuro primo re d’Italia, e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.

    La Palazzina ospita periodicamente mostre d’arte di livello internazionale.
    La pianta della Palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant’Andrea, intercalati dall’asse centrale che coincide col percorso che da Torino porta alla reggia tramite un bellissimo viale alberato che fiancheggia cascine e scuderie, antiche dipendenze del palazzo. Il cuore della costruzione è il grande salone ovale a doppia altezza dotato di balconate ad andamento “concavo-convesso”, sormontato dalla statua del “Cervo”. L’interno è in Rococò italiano, costituito da materiali preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati, specchi e radiche che, oggi, si estendono su una superficie di circa 31.000 metri quadrati, mentre 14.000 sono occupati dai fabbricati adiacenti, 150.000 dal parco e 3.800 dalle aiuole esterne; in complesso, sono presenti 137 camere e 17 gallerie.
    La costruzione si protende anteriormente racchiudendo un vasto cortile ottagonale, su cui si affacciano gli edifici di servizio.
    Tra i pregiati mobili fabbricati per la palazzina vanno ricordati quelli dell’intagliatore Giuseppe Maria Bonzanigo, di Pietro Piffetti e di Luigi Prinotto.
    L’edificio conserva decorazioni dei pittori veneziani Giuseppe e Domenico Valeriani, di Gaetano Perego e del viennese Christan Wehrlin. Vanno ricordati inoltre gli affreschi di Vittorio Amedeo Cignaroli, Gian Battista Crosato e Carlo Andrea Van Loo.

    La Palazzina di caccia e il suo parco hanno ospitato in particolare: la mostra della pittrice Jindra Husàrikovà (1987), tutte le puntate della 27a edizione dei Giochi senza frontiere (1996), le riprese di scene della fiction “Elisa di Rivombrosa”, la fase di qualificazione e di eliminazione dei campionati mondiali di tiro con l’arco 2011, riprese dei film “Guerra e pace”, “I banchieri di Dio” e “Prendimi l’anima”, il set per la versione televisiva della Cenerentola di Rossini diretta da Carlo Verdone, il set del film Ulysses – A dark odissey, lo Stupinigi Sonic Park etc.

  • In scena dal 1993, oltre 7000 spettacoli in tutto il mondo, 400 spettacolo ogni anno, oltre 4 milioni di spettatori.

    Slava Polunin nasce in una piccola città russa, lontano dai grandi centri urbani. Trascorre tutta la sua infanzia in mezzo alle foreste, ai campi e ai fiumi. Vive in un mondo incontaminato che ha sviluppato le sua capacità di inventare cose e storie sempre nuove: Slava ama costruire le case sugli alberi, anche di quattro piani e piccole città di neve, organizzando divertenti feste con i suoi amici. Grazie alla televisione e al cinema, conosce e si innamora dei grandi clown e dei grandi mimi. Il suo sogno è quello di poter diventare un clown; un desiderio talmente forte che lo spinge a non aspettare il conseguimento del diploma. All’età di 17 anni si trasferisce a San Pietroburgo (all’epoca Leningrado) con l’intenzione di studiare ingegneria. In realtà, si iscrive a una scuola di mimo; inizia così il lungo cammino di Slava verso la riscoperta e la riaffermazione dell’arte del vero clown. Grazie all’influenza di grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau, Engibarov e al suo innato talento, Slava e la sua Compagnia – fondata nel 1979 – danno una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade prima e nei più grandi teatri del mondo poi.

    Negli anni ’80 fonda la compagnia teatrale “Licedei”, in questo periodo nasce l’idea del clown giallo. Nel 1993 raccoglie le gag e gli sketch più famosi del suo repertorio in un unico spettacolo SLAVA’S SNOWSHOW (precedentemente intitolato Yellow), che è un vero e proprio trionfo tanto da valergli il Time Out Award. Da allora lo spettacolo ha girato il mondo, ricevendo prestigiosi premi teatrali e riconoscimenti, come: Lawrence Olivier, Drama Desk, Triumph, Golden Nose…

    Come tutte le opere di Slava, SLAVA’S SNOWSHOW dovrebbe essere descritto come un “work in progress” in continua evoluzione di idee, innovazioni ed invenzioni.
    L’ispirazione creativa di Slava ha uno scopo ben preciso: portare il clown teatrale nel XXI secolo continuando a incantare le famiglie di tutto il mondo.

    Palloni colorati sul pubblico, una ragnatela che abbraccia tutta la platea,
    una nevicata che copre tutto il teatro a fine spettacolo,
    emozioni allo stato puro…
    Uno spettacolo che non si può spiegare: si deve vedere!

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