Categoria: Musei

  • La mostra documenta la vita e le azioni di due donne che impressero un forte sviluppo alla società e alla cultura artistica nello stato sabaudo tra il 1600 e il 1700: Cristina di Francia (Parigi 1606 – Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (Parigi 1644 – Torino 1724). Due figure emblematiche della storia europea, che esercitarono il loro potere declinato al femminile per affermare e difendere il proprio ruolo e l’autonomia del loro StatoLe azioni politiche e le committenze artistiche delle Madame Reali testimoniano la ferma volontà di fare di Torino una città di livello internazionale, in grado di dialogare alla pari con Madrid, Parigi e Vienna.

    Con oltre 120 opere, tra dipinti, oggetti d’arte, arredi, tessuti, gioielli, oreficerie, ceramiche, disegni e incisioni, la mostra ripercorre cronologicamente la biografia delle due Madame Reali e racconta le parentele che le collegano alle maggiori case regnanti europee, le loro azioni politiche e culturali, le scelte artistiche per le loro residenze, le feste sontuose, la moda e la devozione religiosa. L’allestimento sviluppa un itinerario attraverso la vita di corte in epoca barocca, negli stessi ambienti in cui vissero le due dame, documentate non solo nella loro immagine politica, ma anche in quella più intima e femminile.

    Cristina di Francia, le feste, i luoghi delle delizie, la difesa del potere.
    Cristina, o più esattamente Chrestienne de France, figlia del re di Francia Enrico IV di Borbone e di Maria de’ Medici, giunge da Parigi a Torino nel 1619 all’età di tredici anni, sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia. La introduce in mostra una splendida serie di ritratti che costituiscono il suo album di famiglia: i genitori, sovrani di Francia; il fratello Luigi XIII, salito al trono nel 1610 in seguito all’assassinio del padre, e la sorella Enrichetta Maria, regina d’Inghilterra sposa di Carlo I Stuart. Il matrimonio rinsalda l’alleanza tra il Piemonte e la Francia, rafforzando la posizione dei Savoia tra le Case reali d’Europa. Amante delle feste, Cristina conserva la tradizione spagnola dello zapato, celebrato nel giorno di San Nicola con lo scambio di ricchi regali, e inaugura a Torino la stagione dei balletti di corte su esempio di Parigi. Autore di molti testi e coreografie è il conte Filippo d’Aglié, presente in mostra in un bel ritratto inedito, cortigiano raffinato, suo amante e suo fedele consigliere. Cristina fa ampliare e arredare due residenze extra-urbane: il grandioso castello del Valentino, sul Po, e la Vigna in collina (ora nota come Villa Abegg). Accanto ai putti giocosi di Isidoro Bianchi, ai motti, agli emblemi eloquenti, tema onnipresente è la natura: dipinti di fiori e di animali, parati in cuoio, fiori ricamati e nature morte. Rimasta vedova nel 1637, Cristina assume la reggenza per il figlio minorenne Carlo Emanuele e si scontra con i Principi suoi cognati, Maurizio e Tommaso di Savoia-Carignano, sostenitori degli Spagnoli. La guerra civile si protrae fino al 1642, quando l’accordo fra la duchessa e i cognati è concluso col matrimonio della figlia Ludovica con lo zio, il Cardinal Maurizio. Cristina riesce a mantenere l’indipendenza del Ducato e del proprio potere, che cede formalmente al figlio nel 1648. Di fatto, però, continua a governare fino alla morte nel 1663.

    Maria Giovanna Battista, donna di pace, di carità, di grandi committenze. 
    Nipote di Enrico IV di Francia, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, dama di corte della regina di Francia, lascia nel 1665 la reggia di Luigi XIV, il Re Sole, per diventare duchessa di Savoia. Vedova dal 1675, Maria Giovanna Battista regge il ducato fino al 1684, quando il figlio Vittorio Amedeo II assume d’autorità il potere. Nel periodo in cui governa si trova a fronteggiare la povertà causata in Piemonte dalle grandi carestie degli anni 1677-1680 e, per aiutare i più bisognosi, istituisce un Monte di prestito e fonda anche l’ospedale di San Giovanni Battista nell’area di espansione orientale della città. Sviluppa nel contempo sogni ambiziosi con la speranza di vedere il figlio occupare il trono del Portogallo e promuove la nascita dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Per la sua residenza, Palazzo Madama, Maria Giovanna Battista nel 1718 invita l’architetto messinese Filippo Juvarra a realizzare il grandioso scalone d’onore di Palazzo Madama, capolavoro assoluto del Barocco europeo.

    La vita a palazzo: regole, piaceri, devozione.
    La quotidianità della vita di palazzo è ben presente in mostra con dipinti e oggetti: le conversazioni tra le dame, la tavola, il momento della toeletta con i piccoli oggetti preziosi. 
    La vita a corte è retta da precisi cerimoniali e si svolge in ambienti che rispecchiano il gusto delle duchesse: mobili di gusto francese, come il tavolino in tartaruga e metallo pregiato del famoso ebanista Pierre Gole (Bergen, 1620 – Parigi, 1684), i piani di tavolo in stucco dipinto, i parati in “corame d’Olanda”, gli orologi.

    Nel corso dei decenni, a Torino come in Europa, cresce sempre più l’attrazione per l’Oriente con gli arredi “alla China”, le porcellane e i prodotti delle colonie: il thè, il caffè, il cioccolato.

    Nella vita delle Madame Reali la devozione religiosa ha una parte importante. Cristina promuove l’arrivo degli Ordini Carmelitani a Torino e Maria Giovanna Battista mantiene un proprio appartamento nel monastero delle Carmelitane. Le icone sacre e i libri di preghiera sono sempre fedeli compagni della brillante vita di corte.

    La moda e l’immagine del potere.
    Cristina afferma la moda del vestire alla francese, una scelta “politica” che si sostituisce al vestire alla spagnola degli anni di Carlo Emanuele I e di Caterina d’Austria. Mutano le silhouettes, la scelta dei tessuti e dei gioielli, con i diamanti e le perle come protagonisti, guidate dalle istruzioni dei ministri a Parigi. Di là vengono i guanti profumati e gli abiti ricamati dei duchi, che si portano con pizzi d’argento e d’oro, di Venezia e di Fiandra, sposando appieno la dilagante passione per il merletto. Come reggenti, Cristina e Maria Giovanna Battista sono ritratte in lutto, sviluppando un’immagine che dà sostegno alla loro autorità e al loro potere.

    Le opere esposte provengono da prestiti di collezionisti privati e di importanti musei italiani e stranieri: il Polo Museale del Piemonte, con ritratti dalla quadreria del Castello di Racconigi, i Musei Reali di Torino, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, le Gallerie degli Uffizi e il Museo degli Argenti di Firenze, il Museo dei tessuti e il Museo di Belle Arti di Lione, il Museo del Rinascimento di Ecouen, il Museo del Prado di Madrid, il Museo del Castello di Versailles. Tra gli artisti in mostra: Anton Van DyckFrans Pourbus il giovaneGiovanna GarzoniFrancesco Cairo, Philibert Torret, Giovenale Boetto, Jacques Courtilleau Charles Dauphin, Pierre Gole, Carlo Maratta, Maurizio Sacchetti, Filippo Juvarra.

  • Domenica 6 Gennaio oltre 480 tra musei, siti archeologici e monumenti in tutta Italia accoglieranno liberamente cittadini e turisti per una giornata dedicata alla scoperta del patrimonio culturale nazionale.
    In vigore dal luglio del 2014 l’iniziativa ha visto la partecipazione in tutte le sue edizioni di oltre 10 milioni di visitatori nei soli musei statali.

    Elenco luoghi

  • Dal 15 novembre 2018 il Museo Nazionale del Cinema di Torino si arricchisce di un nuovo cimelio della storia del cinema, la Vespa di Nanni Moretti usata sul set di Caro diario.
    Donata al museo dallo stesso Moretti nel 2016, finalmente la Vespa troverà il suo posto definitivo all’interno dell’Aula del Tempio, in un corner tra la chapelle del ‘Cinema Sperimentale’ e quella dedicata ad ‘Amore e Morte’. Appositamente restaurata dal museo per l’occasione, sarà esposta insieme a sequenze di Caro diario che vedono Nanni Moretti in sella al motociclo aggirarsi per i quartieri di Roma fino ad arrivare a Ostia, sulla spiaggia dove è morto Pier Paolo Pasolini.
    Non è un semplice mezzo di trasporto ma la co-protagonista del personaggio interpretato da Moretti e la complice compagna del suo girovagare per la città e del suo riflettere su cinema, urbanistica, ballo, sociologia, in un viaggio che ci svela pensieri e personalità del regista.
    E la Vespa è al centro anche del manifesto del film – anch’esso in esposizione – ma non solo, Moretti ha scelto di inserirla anche sul marchio della sua casa di produzione, la Sacher film. Un legame quanto mai emblematico che dà al memorabilia ora in mostra al museo un valore aggiunto.

    “Non può che essere Nanni Moretti, a guidare idealmente la mitica Vespa 125 blu – sottolinea Sergio Toffetti, Presidente del Museo Nazionale del Cinema che in Caro Diario lo portava attraverso tutta Roma, dal Gianicolo a Spinaceto, dalla Garbatella alla spiaggia di Ostia, fino ad arrivare, inaspettatamente, sul luogo esatto del martirio di Pasolini.
    Venticinque anni dopo, la Vespa entra orgogliosamente al Museo Nazionale del Cinema, guadagnandosi una prestigiosa piazzola di parcheggio, incorniciata dalle immagini che ci hanno coinvolti e commossi sullo schermo. E come nel film eravamo tentati di saltare al volo sul seggiolino posteriore e farci portare in un percorso dove la nostalgia diventa politica, stretti, come dietro un nostro fratello maggiore, anche adesso difficilmente sapremo resistere alla tentazione di toccarla, per sentire com’ è fuori dallo schermo la materia di cui sono fatti i sogni. Perché in fondo sappiamo che la lamiera, la pelle, gli ingranaggi, il rumore del motore che si imballa tirando le marce, lo sculettamento laterale in curve troppo danzate: ecco, quella concretezza fisica, non si staccherà mai dallo schermo.”

     

  • NATURALE ELEGANZA, MAGICO CHARME

    In occasione delle feste natalizie il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio a Marilyn Monroe, con un allestimento scenografico per ricordare, attraverso alcuni oggetti iconici, colei che ha maggiormente incarnato il ruolo di star per eccellenza, universalmente riconosciuta come “la stella più brillante del firmamento hollywoodiano”.

    Dal 12 dicembre 2018 al 28 gennaio 2019,sotto i grandi schermi dell’Aula del Tempio, cuore del Museo e della Mole Antonelliana, trovano posto rari memorabilia provenienti da tutto il mondo che esaltano il fascino innato di Marilyn, nutrito di elementi tipici della femminilità in una combinazione di naturalezza e sensualità difficilmente ripetibili.

    Il tributo alla star – a cura di Nicoletta Pacini e Tamara Sillo – propone molti oggetti in mostra. Dalle collezioni del Museo Salvatore Ferragamo arrivano le scarpe originali appartenute all’attrice, oltre a una spettacolare installazione contemporanea che vede protagonista le décolleté tacco 11 in vernice rossa realizzate da Salvatore Ferragamo espressamente per l’attrice.

    Dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Los Angeles arrivano i figurini per costumi della star,realizzati da importanti costume designers.
    Il Museo Nazionale del Cinema propone un nuovo allestimento degli oggetti personali dell’attrice, che conserva nella sua collezione: un paio di orecchini e un bracciale con incisa la dedica “Marilyn Love Frank” (e chissà che non si tratti di un regalo di Frank Sinatra…), un sensuale bustino di pizzo nero, un paio di scarpe con le sue iniziali sulla suola e, per la prima volta in esposizione, il beauty-case utilizzatosul set di A qualcuno piace caldo.

    Ad arricchire l’allestimento, riviste d’epoca, estratti di film e fotografie che immortalano Marilyn in tutto il suo charme. Fra le immagini, una speciale sezione su Marilyn e il Natale conclude il festoso omaggio alla star.
    Il tributo a Marilyn Monroe continua al Cinema Massimo, dove, dall’8 al 22 gennaio, verranno riproposti 9 tra i più celebri film interpretati dall’attrice americana, come A Qualcuno Piace Caldo e Niagara.

    “Marilyn Monroe sapeva trasformare le cose sino a farle coincidere con la realtà”, disse Lee Strasberg ai funerali dell’attrice,nell’esatto momento in cui si spegnevano le luci della ribalta sull’icona bionda e nasceva il mito intramontabile della diva. Ecco così descritto lo stile interpretativo di Marilyn e la versatilità, che nasceva dalla capacità, al tempo stesso innata e perfezionata dallo studio, di sfumare malinconia, fragilità e persino i tratti comici in una dolente umanità.

    “Qualcosa tra Chaplin e James Dean”, secondo François Truffaut, a sottolineare il talento e l’istinto, la fisicità e la sensibilità di un’attrice la cui immagine si basava non solo sulla bellezza assoluta di una donna seducente, ma anche sulla complessa personalità di un’attrice che ha sfidato le convenzioni e ha imposto un nuovo modello.

    Diva della modernità, a suo modo femminista, Norma Jeane Mortenson Baker, in arte Marilyn Monroe, ha contribuito a dettare le nuove regole dello Star System, anticipando le rivoluzioni e i cambiamenti sociali che in pochi anni avrebbero trasformato Hollywood.

    Non a caso Edgar Morin la definisce “L’ultima star del passato e la prima senza Star System”, cui tentò di ribellarsi per sottrarsi alla mercificazione della sua stessa immagine. Capricciosa e umorale, al punto da mandare a monte le riprese di un film, ma capace di stupire registi come Henry Hathaway e Billy Wilder con il suo talento, Marilyn è stata proclamata dall’American Film Institute la sesta più grande attrice della storia del cinema.

    Fonte inesauribile di ispirazione per artisti e studiosi, su di lei non si è mai cessato di scrivere o di creare: dal dramma Dopo la caduta (After the Fall, 1964) in cui il commediografo Arthur Miller, suo ex marito, riflette in bilico tra cinismo e senso di colpa sul suicidio della diva, alle pagine di Truman Capote in Musica per camaleonti (Music for Chameleons, 1975), dal ritratto di Andy Wharol che trasforma Marilyn in un’icona pop; al recente romanzo Blonde di Joyce Carroll Oates, che la descrive come una “bellissima bambina” dalle mille insicurezze.

    Per maggiori info

  • La sera dell’8 dicembre 2018, i musei festeggiano l’inizio del periodo natalizio con aperture straordinarie e visite guidate.

    Alcuni musei torinesi chiuderanno un po’ più tardi nella serata di sabato 8 dicembre per permettere ai torinesi e ai turisti in visita in città per l’Immacolata 2018 di scoprire il patrimonio artistico e le mostre attualmente in corso.

    APERTURA STRAORDINARIA FINO ALLE ORE 21.00

    MUSEO EGIZIO
    via Accademia delle Scienze 6
    Ore 18.30 visita guidata Magia e Prodigi nell’antico Egitto (Prezzo al pubblico: € 5 – Prenotazione obbligatoria: 011 4406903 – info@museitorino.it)

    APERTURA STRAORDINARIA FINO ALLE ORE 23.00

    GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
    via Magenta 31
    Mostra I Macchiaioli. Arte Italiana verso la modernità

    Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
    piazza Castello

    MAO – Museo d’Arte Orientale
    via San Domenico 11

    Basilica di Superga
    strada della Basilica di Superga 75
    Visita guidata gratuita alla Cupola della Basilica, alle Tombe e gli Appartamenti di Casa Savoia

    Museo Nazionale del Cinema
    via Montebello 22
    Speciale ingresso € 5

    Sala Chiablese dei Musei Reali di Torino
    piazzetta Reale 1
    Mostra Tutti gli “ismi” di Armando Testa

    Basilica di Superga
    Strada Basilica di Superga 73

     

  • Mille iniziative, eventi e curiosità natalizie animeranno per il terzo anno, la magica Kermesse NATALE E’ REALE  nella incantevole Palazzina di Caccia a Stupinigi,  Nichelino( TO) .

    Cultura, divertimento, gusto, eccellenze artigiane, spettacolo e solidarietà,sono gli ingredienti di un Vero e Reale Natale,  conditi da  un ricchissimo cartellone di  eventi, in un’atmosfera natalizia che farà sognare grandi e bambini ogni giorno per tre settimane.

    Un Tour magico che accoglierà anche tanti bambini in gita scolastica per apprendere e divertirsi .

    Natale è Reale ha lanciato anche un Concorso social “Illustra il tuo Natale” che lo scorso anno ha avuto migliaia di followers e 3 classi vincitrici, quest’anno bellissimi sono i premi che gli sponsor hanno scelto per loro perché realizzino  un lavoro natalizio di classe veramente originale.

    Tante le novità di quest’anno da scoprire ma sveliamo la più grande.

    Tutti i visitatori potranno avventurarsi nella Rotta  delle emozioni,  un percorso fiabesco popolato dai personaggi della storia di Santa Claus  che indurranno i bambini  a chiedersi quali sono i doni importanti da richiedere a Babbo Natale, attraverso la scoperta di tutte le emozioni. Ci saranno l’amico orso, il folletto dispettoso, l’elfo creativo e laborioso, fino ad arrivare alla Regina delle Nevi  che consegnerà il diploma di elfo speciale per varcare la soglia della caratteristica baita del loro beniamino, felice di accoglierli con le loro letterine e scattare con loro una bellissima foto.

    Niente paura per chi non ha potuto scrivere la sua letterina perché gli elfi dell’ufficio postalesono pronti ad aiutarvi nelle scuderie reali, dove sarete sorpresi anche dalle renne a dimensioni naturali, che nelle mangiatoie, vi affascineranno ognuna con la propria leggenda. Imponente sarà  il Villaggio degli elfiin cui i bambini diventeranno elfi protagonisti nel curioso laboratorio della creatività, per realizzare originali ed ecologici lavoretti natalizi .

    Nello Spazio Fantasiai più piccoli si cimenteranno attori principali della storia teatralizzata di Babbo Natale e si divertiranno con elfi intrattenitori, trucca bimbi e tante altre sorprese e omaggi.

    Da non perdere gli emozionanti ed spettacolidelle compagnie professioniste Show Me e Circo Famiglia Group che nel salone dei Camini della Residenza, ovvero nel Teatro del Natale, vi entusiasmeranno con un bellissimo Musical e Commedia teatrale circense. Due storie inedite e ambientate nella Palazzina: Millo l’elfo prescelto per salvare il Natale e la bimba sfortunata che ritrova la felicità in un grande Circo.

    Nella suggestiva atmosfera tra luci, profumi e decori, street circus performance, i visitatori potranno andare a caccia di originali idee regalo nel meraviglioso mercatinoal coperto, unico in Piemonte per eccellenze artigiane e culinarie piemontesi e provenienti dal resto d’Italia, tutto al coperto e riscaldato, così come potranno farsi deliziare dal sapore delle tradizioni e dalle prelibatezze natalizie di Mole Catering, presso il ristorante, la grande Corte del gusto,tra bruch sfiziosi, pranzi e cene di auguri di natale con live music .

    Ma che Natale è senza il presepe? Sarà un Presepereale, quello dell’ingegnoso Giovanni Viviani. Raddoppiato e assortito di personaggi espressivi e ambientazioni meccanizzate che riproducono fedelmente la realtà in ogni minuzioso dettaglio.

    Nell’idea di poter trascorrere una allegra e interessante giornata natalizia, tappa importante del magico tour sarà la visita nel Museo della Residenzareale dove il sogno diventa realtà in una cornice architettonica unica,  patrimonio dell’Unesco e tra i pochi musei dog friendly.

    Quest’anno la Palazzina di Caccia splenderà ulteriormente di luce natalizia grazie alla presenza di una originale installazione artistica in ferro del presepe realizzato da MecArte.

    Natale è Reale e i suoi espositori hanno pensato a tutti i bambini ed ecco gli omaggi per i più fortunati: 14 portachiavi natalizi by Magicabula, un’opera d’arte di cioccolato offerta da Le magie del cioccolato, Cesto di carta intrecciata di Montesano Pietro, Quadro di pietre di Valter Tirello, Regalo Liquomar , Rifugio per animali “Casa del Cane Vagabondo”  , “Gnomi dalla Valle Po” dello scultore del Legno Centanni , Saponetta profumata con una peonia di carta crespa di Cochis Anna Maria , Sciarpa collana che intendo mettere in regalo    di Bruna & C. Bijoux , 3 LIBRI MEDIARES SU STUPINIGI  per bambini, 6 Magliette  dell’ Associazione Bip Bip Onlus, 4 LIBRI PICCOLI GUSTI con Lorenzo Branchetti by Natale è Reale

    Natale è Reale è  solidarietà per concedere a tutti di gioire perché per noi Natale è ogni giorno.

    Noi con Voi potremo regalare un Natale ma anche un giorno speciale della vita a chi ha bisogno di speranza e per questo ospiteremo nella manifestazioni due ONLUS: UGI Onlus e BIP BIP onlus,  che sul campo ogni giorno lavorano per aiutare il prossimo.

  • UNA MOSTRA IN QUATTRO DATE: PARIGI 1855, TORINO 1861, FIRENZE 1867, TORINO 1926

    Il 5 dicembre l’Associazione Amici della Biblioteca d’Artedà avvio alla sua attività con un ciclo di incontri che avrà al centro la Biblioteca della Fondazione Torino Museie il suo patrimonio di libri, documenti e fotografie, strumenti fondamentali per lo storico dell’arte nel suo rapporto con le opere.

    Le mostre, le ricerche, i libri faranno da filo conduttore delle conversazioni, con l’intento di aprirsi alla cittadinanza, facendo scoprire la Biblioteca e avvicinandola a un lavoro, quello dello storico dell’arte e del curatore, molto concreto e dentro la realtà quotidiana, più di quanto si possa pensare.

    Primo appuntamento:

    Presentazione della mostra I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità

    Una mostra in quattro date: Parigi 1855, Torino 1861, Firenze 1867, Torino 1926.

    Intervengono Virginia Bertone e Silvestra Bietoletti

    Inaugurata lo scorso 25 ottobre, la mostra I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità sta riscuotendo un considerevole interesseda parte del pubblico, superando in sole 3 settimane le 27.000 presenze. Silvestra Bietoletti e Virginia Bertone svelano alcuni aspetti dell’impegnativo lavoro di preparazione: la scelta delle opere considerate irrinunciabili, il taglio critico che rinnova la tradizionale presentazione dell’esperienza dei macchiaioli, gli accordi stipulati tra i musei per alcuni tra i prestiti più delicati e infine il contributo della nostra Biblioteca d’Arte: il tutto attraverso quattro date, che rappresentano gli snodi cruciali del percorso.

  • Valentina, la donna di una vita.

    Per Guido Crepax ma anche per milioni di uomini (e di donne) nel mondo. Arriva ai Musei Civici di Bassano del Grappa, affascinante protagonista di una esposizione originale quanto spettacolare, totalmente nuova rispetto alle recenti mostre che a lei e al suo creatore sono state dedicate in anni anche recenti a Roma e a Milano.

    Chiara Casarin, direttore dei Musei Civici di Bassano del Grappa, e Giovanni Cunico, Assessore alla Cultura del Comune, spiegano il perché di questa mostra bassanese: “Valentina è una delle icone femminili più affascinanti della storia del fumetto italiano. Il suo creatore, Guido Crepax, sarebbe stato il più ambito ospite nella nostra commissione per la Biennale di Incisione e Grafica Contemporanea che si terrà nella primavera del 2019 che questa mostra vuole anticipare nella stessa sede (la Galleria Civica dei Musei di Bassano del Grappa) e con un omaggio, una dedica al grande autore internazionalmente ammirato.

    Il progetto espositivo è stato concepito dai tre figli di Crepax ad hoc per questa occasione e si conferma come momento di produzione culturale rivolta al pubblico più ampio e vede il suo focus nel lavoro di un artista contemporaneo volto alla valorizzazione delle tradizioni e del genius loci a partire dalle collezioni dei Remondini, con le loro stampi popolari, per arrivare alla sesta Biennale che ormai è un appuntamento consolidato della città sul Brenta”.
    Valentina e Crepax sono i co-protagonisti della mostra al Museo Civico che ripercorre le tappe della vita di entrambi.

    “In questa ricerca delle origini del lavoro di una vita, che trascende l’ambito del fumetto e colloca l’Autore e il suo personaggio tra i testimoni di quarant’anni di vita italiana, la città di Venezia è un tassello fondamentale nella sua formazione”, anticipano i curatori.

    Infatti, vent’anni prima della nascita di Valentina (pubblicata per la prima volta sulla rivista Linus nel 1965), un Crepax appena dodicenne, aveva realizzato, proprio a Venezia (dove aveva abitato con la famiglia tra il ’43 e il ’45 per sfuggire alla guerra), i suoi primi albi a fumetti ispirati a film horror degli anni ’30/’40 e sognava di diventare un autore di storie a fumetti. Figlio d’arte di un musicista, primo violoncello alla Fenice di Venezia e poi alla Scala di Milano, e fratello di un’emergente manager discografico, Crepax ottenne i primi incarichi professionali in ambito musicale illustrando centinaia di cover di dischi di tutti i generi musicali. Notato come illustratore adatto per la pubblicità, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, realizzò importanti campagne pubblicitarie per Shell, Dunlop, Campari e i tessuti Terital. Contemporaneamente, lavorò anche a sigle e scenografie per alcuni programmi televisivi, scenografie di spettacoli teatrali e storyboard cinematografici. Disegnò anche centinaia di illustrazioni per riviste (Novella, Tempo Medico, ecc.) e copertine di libri.

    Dopo una parentesi dedicata al principale passatempo dell’autore (realizzare giochi da tavolo basati sulla sua passione per la ricostruzione storica e caratterizzati dal suo incredibile gusto estetico), la mostra si focalizza sul personaggio di Valentina che, unico nel mondo dei fumetti, invecchia, vive in una realtà possibile (anche se con frequenti divagazioni oniriche) ed ha una psicologia complessa, passioni e idee che possono essere comuni a molte donne reali. L’ultima tappa del percorso dedicato all’evoluzione artistica dell’autore (al piano terra), sarà dedicata alla scelta di Crepax, innovativa per il mondo tradizionale del fumetto, di fare delle donne le protagoniste delle proprie storie. Non solo per un fatto estetico o legato alla valenza erotica delle sue storie, ma per distinguersi dagli altri fumetti, uscire dal solco della tradizione, esplorare mondi psicologici e stili narrativi nuovi e, talvolta, anche per far discutere, riflettere, scandalizzare. Il primo piano sarà dedicato, invece, ai tanti contenuti video dedicati all’Autore e al personaggio di Valentina e ai possibili sviluppi futuri: la video arte e la colorazione delle pagine legate in un’installazione dove le pagine si colorano progressivamente e grandi tavole su cavalletti forniscono un saggio dell’ultimo progetto editoriale di Archivio Crepax: la nuova collana con le storie più belle a colori realizzata per la Repubblica.

    Per informazioni

  • Ai Musei Reali di Torino, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, apre al pubblico la straordinaria mostra dedicata ad Antoon van Dyck(Anversa, 1599 – Londra, 1641), il miglior allievo di Rubens, che rivoluzionò l’arte del ritratto del XVII secolo.
    Personaggio di fama internazionale e amabile conversatore dallo stile ricercato, Van Dyck fu pittore ufficiale delle più grandi corti d’Europa e ritrasse principi, regine, gentiluomini e nobildonne delle più prestigiose dinastie dell’epoca.

    Attraverso un percorso espositivo che si dispiega in quattro sezioni, 45 tele e 21 incisioni, la mostra Van Dyck. Pittore di corte intende far emergere l’esclusivo rapporto che l’artista ebbe con le corti italiane ed europee, ove dipinse capolavori unici per elaborazione formale, qualità cromatica, eleganza e dovizia nella resa dei particolari, soddisfacendo le esigenze di rappresentanza e di status symboldelle classi dominanti: dagli aristocratici genovesi ai Savoia, dall’arciduchessa Isabella alle corti di Giacomo I e di Carlo I d’Inghilterra.

    Raggiunta già all’età di vent’anni la fama di pittore acutissimo, Van Dyck fu nominato artista di corte dal re Giacomo I d’Inghilterra. Le sue opere sono dunque anche un modo per entrare nel fastoso universo seicentesco, per scoprire le altissime ambizioni dei personaggi che si fecero ritrarre dalla “gloria del mondo”, come Carlo I si riferiva al maestro fiammingo, per accrescere il lustro e il prestigio della corte.

    Proprio in Italia, Paese che Van Dyck frequentò lungamente provando una grande attrazione per i suoi maestri, avviò i contatti con l’aristocrazia genovese, i sovrani torinesi e i duchi di Firenze, committenti che lo condussero a specializzarsi nella ritrattistica. Formandosi sui modelli di Tiziano e approfondendo la conoscenza delle esigenze celebrative della committenza, Van Dyck elaborò un genere del tutto personale, caratterizzato da una grande perfezione formale.

    Al grande artista i Musei Reali di Torinoe Arthemisiadedicano una grande esposizione incentrata sulla sua vasta produzione di ritratti e non solo: le opereesposte provengono dai musei italiani e stranieri più prestigiosi come la National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra e la Collezione Reale inglese, la Scottish National Gallery di Edimburgo, il Museo Thyssen-Bornemiza di Madrid, il Kunsthistorishes Museum di Vienna, l’Alte Pinakotek di Monaco, il Castello Arcivescovile di Kromeriz presso Praga, le Gallerie degli Uffizi, i Musei Capitolini di Roma, la Ca’ d’Oro di Venezia, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, il Palazzo Reale e i Musei di Strada Nuova di Genova, in dialogo con l’importante e corposo nucleo dii capolavori della Galleria Sabauda.

    Van Dyck fu creatore di un’arte raffinata e preziosa: i suoi ritratti, affascinanti, maestosi e penetranti, erano ricercatissimi dall’alta aristocrazia e ad essi si deve la sua fama incontrastata. Opere come la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo, il Cardinale Guido Bentivoglio, Emanuele Filiberto Principe di Savoia, l’Arciduchessa Isabella Clara Eugeniain abito monastico, Il Principe Tomaso di Savoia Carignano, Carlo I e la Regina Enrichetta Mariasono esempi sublimi dei suoi ritratti che, con naturalezza e spontaneità dei gesti, la cura estrema nella resa dei materiali preziosi come sete e merletti, con pennellate impalpabili che creano atmosfere vibranti e seducenti, esercitano ancora oggi un fascino irresistibile.

    Grandi e importanti sono anche le tele dedicate ai miti, i cui racconti erano tanto in voga nell’iconografia del tempo, come Giove e Antiope, Amarilli e Mirtillo, Vertumno e Pomona e Venere nella fucina di Vulcano.

    La mostra è organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali– Musei Reali di Torinoe dal Gruppo Arthemisia, con il patrocinio di Regione Piemontee Città di Torino.
    La cura dell’esposizione è affidata ad Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardinie a un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown.

    L’iniziativa è sostenuta da Generali Italiaattraverso Valore Cultura, il programma per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

    La mostra vede come special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e radio partner Radio Dimensione Suono.
    L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
    Il catalogo è edito da Arthemisia Books

    Per info

  • Artisti contemporanei, tatuatori e tatuati, opere e personaggi del passato si mescolano e dialogano in un percorso suggestivo, che guida il pubblico in un viaggio e una riflessione sull’uso sociale, culturale e artistico del corpo.

    Nell’antichità il tatuaggio è visto come il marchio degli sconfitti, siano essi schiavi o malfattori, o rievoca la ferocia dei barbari come i Pitti e i Germani che premono minacciosi sui confini dell’Impero.

    Quest’aura di ribrezzo, estraneità e fascinazione nei confronti del tatuaggio viene evocata e ampliata nel Settecento, quando i navigatori europei che raggiunsero il sud-est Asiatico e l’Oceano Pacifico, entrano in contatto con popoli che suscitano sorpresa, ammirazione o disprezzo, perché praticano in maniera estensiva il tatuaggio.

    La stessa parola “tattoo” ha origine polinesiana (in italiano mediata dal francese tatouage) viene introdotta in occidente dal navigatore James Cook. Proprio l’incontro/scontro con queste lontane popolazioni costituisce un momento decisivo nell’elaborazione dell’immaginario nei confronti del tatuaggio e di una tessitura simbolica in cui precipitano insieme esotismo e costruzione culturale del “selvaggio”.

    La mostra ripropone alcuni passaggi cruciali in cui l’Occidente si nutre di rappresentazioni dell’altro, focalizzando l’attenzione su popoli che praticano in maniera estensiva il tatuaggio e che influenzeranno fortemente la cultura e l’arte contemporanea.

    Verranno presentate in mostra, grazie ai prestiti del Museo delle Civiltà di Roma, strumenti collegati al tatuaggio provenienti dall’Asia e dall’Oceania, foto storiche scattate dal celebre fotografo Felice Beato nel Giappone degli anni ’60 dell’800 e fotografie, sempre storiche, dei Maori della Nuova Zelanda.

    A questo si aggiunge una selezione delle stampe del noto artista giapponese Kuniyoshi Utagawa che nel 1827 pubblica una serie di eroi popolari giapponesi noti come i 108 eroi suikoden, famosa per essere diventata un riferimento iconografico per i tatuaggi.

    A cura di

    Luca Beatrice, Alessandra Castellani e MAO Museo d’Arte Orientale

    MAO Museo d’Arte Orientale via San Domenico 11 – Torino

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com