MOSTRA | “IN SCENA!” – Luci e colori nei costumi di Caramba

“Quando si dice: la tale o tal’altra produzione scenica è foggiata sui figurini di Caramba il pubblico sa già per lunga prova che assisterà ad una festa di colori e di luce; che avrà dinanzi agli occhi quadri vivi e veri…” così scriveva nel 1907 Giuseppe Adami.

La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio alla bellezza, intesa come eleganza delle forme, preziosità dei tessuti e cura dei particolari, con una splendida mostra dedicata al ‘Mago’ dei costumi teatrali Luigi Sapelli, in arte Caramba.
L’esposizione mette in risalto l’altissimo livello della produzione del costumista piemontese, attraverso una quarantina di costumi, scelti tra gli oltre tremila appartenenti alla collezione Devalle di Torino. Tra i pezzi più iconici del lavoro della Casa d’Arte Caramba, fondata nel 1909 a Milano, sono esposti: preziosi esemplari per il dramma d’annunziano Parisina e per la prima della Turandot del 1926 con la direzione di Toscanini alla Scala di Milano; i costumi rinascimentali realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e i costumi per Elisa Cegani e Luisa Ferida, firmati da Gino Carlo Sensani, nel film del 1941 La corona di ferro di Alessandro Blasetti.
In mostra si trovano anche diversi tessuti della Manifattura Mariano Fortuny, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all’indomani della creazione della Casa d’Arte Caramba, una vera e propria fucina del “Mago” – così come spesso era definito – in cui si riunivano diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico.
Magnifici, poi, i bozzetti della collezione della Sartoria Teatrale Pipi di Palermo, dettagliatissimi da un punto di vista pittorico rispetto alla consueta produzione di Caramba che spesso ne disegnava di meno particolareggiati.

Le ricerche e gli studi intrapresi per la realizzazione della mostra hanno permesso di fare entusiasmanti scoperte: per esempio, lo splendido manto “piumato” esposto in mostra, che fino a oggi non si sapeva per quale opera fosse stato realizzato, è stato finalmente assegnato alla Parisina di Pietro Mascagni con libretto di Gabriele D’annunzio. Indossato nel 1913 dalla soprano Tina Poli Randaccio durante la prima rappresentazione dell’opera, fu poi esposto nel 1987 a Venezia per la mostra “Fortuny e Caramba”. Grazie a un confronto con i bozzetti della collezione della Sartoria Teatrale Pipi di Palermo, anche la giornea maschile appartiene al corpus della medesima opera. E ancora, il manto usato da Elisa Cegani nel film La corona di ferro è stato in seguito indossato da Maria Callas per il Nabucco al Tetro San Carlo di Napoli il 20 dicembre del 1949.
Per quel che riguarda il film La corona di ferro è interessante notare come per costumi che richiedevano l’eccellenza in materia di taglio, ricamo, decorazione e tinture dei tessuti, ci si rivolgesse ancora, dopo la morte del Maestro avvenuta nel 1936, ai laboratori della sua Casa d’Arte a Roma.

Caramba dedicò tutte le sue energie creative al fine di rimodernare la concezione del costume per lo spettacolo: creò infatti capolavori che, pur essendo espressione della sua epoca, prendevano vita da uno studio attento e filologico del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare. Il suo stile era rigorosissimo: accanto a un impianto storicistico estremamente fedele sovrapponeva una freschezza di motivi e una dovizia di particolari che rendevano ogni figurino un’opera d’arte autonoma e a sé stante. Fondamentali per la creazione dei suoi costumi erano i bozzetti, che disegnava in bianco e nero e su cui applicava ritagli di tessuto per evitare che la sartoria facesse errori di interpretazione cromatica, e, soprattutto, la  creazione di stoffe da lui stesso pensate, stampate, tagliate e decorate.
Lavoratore instancabile e realizzatore di sogni, il “Mago” riesce ancora oggi a parlarci della maestria del fare e della ricerca della perfezione anche nei più nascosti e minuti particolari.

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