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  • Duecento anni fa un giovane poco più che ventenne metteva in versi le sensazioni che provava quando, dopo essere salito su una collina vicino a casa sua, si sdraiava dietro una siepe e cercava di immaginare cosa ci fosse dall’altra parte.

    Il giovane si chiamava Giacomo Leopardi, e quei suoi quindici endecasillabi sarebbero diventati una delle poesie più amate della letteratura italiana: L’Infinito.

    Tornando a Leopardi, vale ancora la pena di leggerlo, rileggerlo e, impararlo a memoria?

    Analizzando L’Infinito riga per riga,Ā l’immensitĆ  che i ragazzi di oggi pensano di trovare dietro lo schermo di un telefono non somiglia un po’ a quella che per Giacomo si nascondeva dietro la siepe?

  • “Nel mezzo del cammin di nostra vita /Ā mi ritrovai per una selva oscura /Ā chĆ© la diritta via era smarritaā€.

    CosƬ Dante Alighieri inizia il suo capolavoro, il suo viaggio spirituale passa dall’Inferno, al Purgatorio e infine al Paradiso.

    Un viaggio che gli fa incontrare la Storia fino a quel momento. Virgilio, Ulisse, Tiresia, Giustiniano, Guinizzelli, Catone l’Uticense e molti altri che il ā€œsommo poetaā€ immagina di incontrare nel suo percorso che lo portano alla conversione dal peccato, al ritorno sulla ā€œretta viaā€, fino a giungere alla visione di Dio.

    Viaggio intrapreso grazie alla Ragione, Ā compiuto grazie a Virgilio, a Beatrice, la sua amata che lo guiderĆ  nel Paradiso fino all’anfiteatro dei beati, dove sarĆ  San Bernardo a condurlo alla visione di Dio e della veritĆ .

    Secondo alcune teorie, come quella di Porena e Sermonti, il viaggio sarebbe iniziato il 25 marzo, seguendo perciò il calendario fiorentino dell’epoca, secondo il quale in questa data sarebbe stato concepito il Cristo. Nel Medioevo era consueto iniziare a contare i giorni dell’anno non dal I° Gennaio ma ā€œab nativitadeā€, ovvero dal 25 dicembre, oppure ā€œab incarnationeā€, cioĆØ dal 25 marzo.

    Il comune fiorentino dell’epoca in cui visse Dante adottò, secondo alcuni atti notarili, il secondo parametro. Perciò stando a quanto il diavolo Malacoda afferma nel canto XXI ai vv 112-114 (Ier, più oltre cinqu’ ore che quest’otta, mille dugento con sessanta sei anni compiĆ© che qui la via fu rotta), Porena e Sermonti hanno fissato l’inizio del viaggio al 25 marzo del 1300.

    Natalino Sapegno, uno dei maggiori studiosi del ā€˜300 letterario italiano, sostiene le parole del diavolo indicando che Dante intendeva fissare l’inizio del proprio viaggio con il giorno della morte di Cristo al VenerdƬ Santo, che nel 1300 cadde l’8 aprile.

    Dunque la notte del 7 aprile del 1300, secondo gli studi di Sapegno, Dante si perse nella ā€œselva oscuraā€, simbolo della perdizione, del peccato in cui l’uomo contemporaneo si trovava.

    Grazie alla Ragione, Virgilio, Dante riesce ad uscire Ā alle prime luci dell’alba del Venerdi Santo (8 aprile) e ad intraprendere il viaggio descritto nei 33 canti della Divina Commedia.

    Un viaggio in cui Dante fa sfoggio di tutta la sua cultura. Sia religiosa che classica.

    Per la discesa all’Inferno prende spunto dai miti di Orfeo, di Teseo, di Ercole. Fa riferimento alla discesa di Enea nell’Ade raccontato magnificamente da Virgilio nel VI libro dell’Eneide.

    La lettera ai Corinzi dell’Apostolo Paolo, nella quale viene narrato il suo rapimento ā€œal terzo cieloā€ interpreta i 3 giorni che passano tra la morte di Cristo e la sua resurrezione come il tempo necessario per discendere nell’inferno e liberare i patriarchi.

    Da uno stile più basso ed umile dell’Inferno si passa ad uno stile più elevato, aulico nel Paradiso.

    Cambia quindi a seconda del tema, dei luoghi e dei personaggi trattati.

    Un viaggio iniziato 718 anni fa, che ancora oggi ĆØ motivo di orgoglio per la letteratura italiana.

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